
Titolo: La Santa piccola
Autore: Vincenzo Restivo
Editore: Milena Edizioni
Collana: Tascabili
Anno edizione: 2017
Pagine: 110 p. , Brossura
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Voto: 10/10
Mario, Lino e Assia. Diciassette anni. Tre realtà
all'interno dello stesso stabile: una palazzina popolare di Forcella dove le
case vecchie hanno l'odore del metano a causa delle tubature usurate e dove
l'omertà e la superstizione hanno più valore delle buone azioni.
Per le precarie condizioni economiche, Lino e Mario sono
costretti a prostituirsi. Un'adolescenza contagiata da un mondo di adulti fin
troppo sporco, carnefice della loro innocenza. La violenza diventa, allora,
l'unica alternativa di sopravvivenza.
E in tutta questa violenza, violento diventa anche l'amore,
perché non ricambiato.
Poi c'è Annaluce, nove anni, che tutti chiamano La Santa
piccola perché a un certo punto dice di avere le stimmate e di vedere la
madonna. Forcella diventa così teatro di un prodigio, invasa da una folla di
fedeli in attesa di un miracolo.
E anche Mario, Lino e Assia chiedono il loro miracolo, la
loro richiesta d'aiuto, il loro bisogno d'amore in un mondo che li vede fin
troppo randagi.
Sinossi:
Una storia. Una drammatica storia senza sé e senza ma,
senza convenienti abbellimenti narrativi, senza banalità, senza parafrasi
confacenti.
La storia di tre ragazzi in cerca di riscatto, di amore, di
identità, di vita.
La storia di tanti luoghi, di un certo modo di pensare, di
un certo modo di fare o di non fare.
La storia di nessuno e di tutti.
Una storia ancora di tanti, troppi.
Recensione:
<<Ah comme se fa’
a da’ turmiento all’anema
ca vo’ vula’
si tu nun scinne a ffonne
nun o puo’ sape’>>
Cu'mme - Enzo
Gragnaniello
Ho ricevuto questo libro mercoledì e, come faccio sempre
con i miei amati libri, l'ho sfogliato, l'ho stretto al petto, ho letto le
informazioni relative all'autore, l'estratto pubblicato sul retro della
copertina e mi ha subito incuriosito.
Mi sono accomodata a leggerlo scaldata da un pallido sole
primaverile.
Due ore dopo l'avevo terminato.
Ma non ne siate eccessivamente sorpresi, perché nel
pomeriggio ho raccontato a mio padre con naturale trasporto di questo libro che
avevo appena letto, di questo autore che non avevo mai avuto il piacere di
leggere prima e devo averlo entusiasmato oltremodo.
Si è fatto dare il libro ed ha iniziato a leggerlo...lui lo
ha finito in un'ora e mi ha chiesto -"E ora?"
Eh...si è fatto la stessa identica domanda che è affiorata
sulle mie labbra quando ho terminato la lettura.
E Ora?
Cosa fanno Lino, Mario ed Assia?
La Santa piccola non soltanto ti trascina in un vortice di
emozioni contrastanti, che giungono inaspettate e prepotenti, ma ti lascia col
desiderio che quel racconto non finisca, che abbia un'opportunità ancora.
Non nego di essermi approcciata con un lievissimo
preconcetto al testo, preconcetto dettato da una serie di facilissimi luoghi
comuni a cui la napoletanità si presta e che, da orgogliosa e critica
napoletana, sono difficili da digerire e spesso scadono nel retorico.
Nulla di ciò è presente nel libro di Restivo.
Restivo sa di cosa scrive e sa come scriverlo,
Non offende, non deride e non elabora allegorie o
pantomime, è un mirabile autore e sono certa che leggerò altri suoi romanzi.
A narrare la storia di Mario, Assia e Lino sono
direttamente i ragazzi in prima persona, alternandosi un capitolo alla volta,
così da darvi modo di vedere il mondo dal proprio punto di vista, dalla
dimensione della loro esistenza e lo fanno con una semplicità davvero
disarmante e con un pizzico di ingenuità, si, ma sporcata, corrotta.
Vi consiglio la lettura de La Santa piccola perché vi
toccherà il cuore, vi farà aver paura, vi farà sorridere, vi farà provare
pietà, vi farà commuovere e vi farà tenerezza.
Annaluce?
Annaluce è la speranza.
Non lasciamo morire la speranza.
Il racconto affronta temi scottanti, tremendamente attuali
e delicati senza però andare a rimpinguare un settore già saturo di testi
dedicati alle "classiche" tematiche tipiche del sottobosco napoletano
e soffermandosi invece sull'aspetto della prostituzione minorile, delle
perversioni della cosiddetta "gente da bere", della povertà e
dell'ignoranza fortemente legata ad un irrinunciabile e disperato misticismo.
Accompagnate la lettura con un caffè amaro, miscela
Passalacqua (il re tra i caffè napoletani) e sentirete Napoli pervadervi
l'anima, oltre che il cuore !
A chi vuol bene a Napoli, a chi non gliene vuole neanche un
pò, a chi pensa di conoscerla e a chi non la conosce affatto, a chi pensa che
sia la sola città ferita da certe realtà e a chi invece è intelligente.
Buonanotte, lettori!